Laboratorio di Teatro strumentale (Moni Ovadia)

LABORATORIO DI TEATRO STRUMENTALE per la formazione dello strumentista come interprete di teatro

Destinatari del Laboratorio:
Prioritariamente strumentisti con strumenti portatili; saranno ammessi anche pianisti e tastieristi; violoncellisti e contrabbassisti, se provvisti di “appendino” per appendere lo strumento al collo; idem per i percussionisti (ecc...).
I cantanti saranno ammessi solo come uditori.


CORSO NON ANCORA ATTIVATO A.S.2023/24

Il professore d’orchestra legato al suo leggio (ma non diversamente il solista e anche il musicista rock incastrato nella sua oscillazione ritmica compulsiva e spesso casuale) è escluso dalla propria capacità di esprimersi con la maschera del volto, con la plasticità del corpo, per esistere anche come interprete drammaturgico.

L’esilio dal leggio è un percorso propedeutico artistico che si propone di svelare allo strumentista le proprie potenzialità di interprete drammatico e attorale attraverso una relazione inedita fra esecuzione della musica, spazio scenico ed espressività fisico- emozionale. Malgrado l’evoluzione straordinaria del rapporto creativo di teatro e musica tuttavia, il musicista rimane, nella scena teatrale, un produttore di suoni, di brani musicali, di suggestioni sonore, di melodie, di commenti e sottofondi. Il corpo, il volto e l’espressività sica del musicista, il suo gesto sono irrilevanti. Essi assumono un ruolo drammaturgico solo in alcuni ambiti molto limitati: principalmente nelle clownerie musicali, teatrali o musical teatrali. Ma il saltimbanco non è un musicista, egli è un guitto che mette in campo fra le altre tecniche e arti, quella di strimpellare su alcuni strumenti.

È altresì capitato e capita che grandi musicisti si siano cimentati con la clownerie nella musica colta, nel jazz o nelle esperienze d’avanguardia. Ma rarissimi o non significativi sono stati i casi di musicisti che abbiano rivestito ruoli complessi di rilevanza drammaturgica.


Moni Ovadia dopo varie esperienze e ricerche con la fondazione della TheaterOrchestra nel 1990 ha dato l’avvio alla costruzione di un teatro che avesse fra i propri attori, musicisti di varia formazione: non attori che padroneggiassero più o meno uno strumento, bensì musicisti di formazione che svolgessero ruoli drammaturgicamente significativi con il loro fare musica.
Questi musicisti erano e sono chiamati ad integrare nella dimensione esecutiva, il proprio corpo come parte musicale connessa al proprio strumento e il proprio strumento come arto ed oggetto teatrale di cui possedere consapevolezza.

Il lungo, ancorché parziale, cammino compiuto ormai nel corso di quasi vent’anni, i risultati teatralmente espressivi ottenuti con i musicisti della sua orchestra che oggi si chiama Moni Ovadia StageOrchestra, hanno persuaso Moni Ovadia che questa forma di teatro in musica, in cui i musicisti si mettano in gioco come attori in quanto musicisti e come musicisti in quanto attori, apra spazi e orizzonti al teatro del futuro. Ne consegue quanto sia importante mettere a disposizione la metodica pratica e teorica che hanno portato Moni Ovadia ad elaborare un teatro in cui il musicista sia per statuto, corpo drammaturgico e attorale a disposizione di un progetto di formazione che apra nuovi spazi professionali e creativi a giovani musicisti e metta a disposizione della creazione teatrale un nuovo soggetto interprete che innovi il teatro verso orizzonti la cui vastità e profondità sia tutta da scoprire o inventare.


 

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